Il lavoro di oggi e di domani

Nel mondo del lavoro i punti di riferimento tradizionali stanno scomparendo creando paure e disorientamento. Vi sono grandi incertezze legate all’impiego e alla sua evoluzione, in particolare a seguito della forte concorrenza di manodopera e del processo di digitalizzazione in corso. Il diploma – un tempo garanzia di successo – è sempre necessario ma non più sufficiente per trovare o mantenere un lavoro, perché ci sono sempre più diplomati, perché le competenze diventano velocemente obsolete (per tutti, non solo per anziani, informatici o lavoratori poco qualificati), perché si cambia sempre più spesso lavoro e perché i nuovi lavori non per forza hanno diplomi a “certificarli”  (e a volte, questi nuovi lavori, non hanno nemmeno un nome in grado di renderli visibili o comprensibili ai più). La capacità di evolvere e di acquisire un nuovo sapere è ormai più importante del sapere già acquisito, e questo processo di apprendimento continuo è sempre meno scolastico e istituzionale. Anche le forme del lavoro stanno evolvendo, con un declino del salariato a seguito non solo dell’organizzazione sempre più flessibile da parte delle aziende, ma anche dello sviluppo dell’economia delle piattaforme e delle aspirazioni delle nuove generazioni che ridefiniscono l’equilibrio fra libertà/indipendenza e protezione/sicurezza ma anche il confine tra vita privata e professionale, con i rischi e le opportunità del caso.

In un contesto così liquido e mobile (ben descritto da Grégoire Evéquoz nel suo “La carrière professionnelle 4.0”), la Città dei mestieri della Svizzera italiana potrà fungere da nuovo punto di riferimento, capace di fornire indicazioni e risposte, consigli e indicazioni a chi ne avrà bisogno, raccogliendo in un solo luogo, facilmente (e gratuitamente) accessibile a tutti, non solo i servizi dello Stato che si occupano di lavoro e formazione, ma anche tutta una serie di eventi pratici e orientativi promossi da servizi, aziende, associazioni e organizzazioni del mondo del lavoro, il cui coinvolgimento è centrale. Sabato, alla sua inaugurazione, abbiamo discusso dei mestieri del futuro e gli spunti non sono mancati, a partire dai filoni che se non determineranno perlomeno influenzeranno il mondo del lavoro, in particolare l’ambiente, il benessere, l’aumento della speranza di vita, la produzione locale non standardizzata. Senza naturalmente dimenticare le nuove tecnologie: l’intelligenza artificiale, i big data, internet 2.0 e la realtà virtuale. E questo a mio avviso senza mai dimenticare l’importanza delle competenze trasversali (le famose soft skills), il migliore antidoto ai robot. Di cosa stiamo parlando? Di empatia e intelligenza relazionale; di autonomia; di capacità a gestire e utilizzare il mare di informazioni in cui navighiamo (o anneghiamo); di agilità umana, creatività, curiosità, sangue freddo e gestione di quegli imprevisti che le macchine non possono (fortunatamente) prevedere.

Nicola Pini, granconsigliere PLR, LaRegione, 31 gennaio 2020